Università della Calabria
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Pubblicata Lunedì 01 Aprile 2024 20:23

Intervista a Fabrizio Barca - La Calabria è «lentamente ritornata indietro, il Sud è ritornato indietro»

L’ex ministro Barca: «Quando si alza la testa, a livello regionale, è impossibile non soffermarsi sulla qualità dei servizi sanitari»

fabrizio barca

COSENZALa Calabria è una regione sempre più contraddistinta dalla varietà e dalle disuguaglianze. Le politiche pubbliche continuano ad essere indifferenziate, standard, «cieche ai luoghi e alle persone». La regione è l’estremo italiano della disuguaglianza spaziale, «inchiodata nel margine della sottoproduzione, della cittadinanza negata, della desertificazione demografica e dell’abbandono dei giovani più promettenti, del vuoto di futuro». I temi sono al centro del confronto nel convegno promosso dal Dipartimento di scienze politiche e socialie dalla Scuola superiore di scienze delle amministrazioni pubbliche dell’Unical in collaborazione con la casa editrice Donzelli. All’evento, presenti relatori e relatrici, intervenuti sia sulle ragioni delle divisioni e disuguaglianze in Italia sia sulle politiche possibili, nazionali ed europee, per accrescere la coesione sociale e territoriale e per ridurre le iniquità. Tra i presenti, anche Fabrizio Barca, già Ministro della coesione territoriale e coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità.

«Il Sud è ritornato indietro»

Con la Calabria, Fabrizio Barca ha un rapporto simbiotico. «Ho la straordinaria fortuna di essere cittadino della Calabria, di Cassano allo Jonio. Quindi, come dire, tendo a vederne i lati positivi», racconta l’ex ministro alCorriere della Calabria. Che poi sveste i panni del calabrese fiero ed orgoglioso e tratteggia i contorni di uno spaccato assai complesso. «L’amaro è elevato perché abbiamo visto una luce di speranza durata una decina d’anni fra la metà degli anni ’90 e l’inizio di questo secolo, in cui sembrava che una classe dirigente nuova fosse la migliore guida».

Poi cosa è successo? «Lentamente si è ritornati indietro, il Sud è ritornato indietro». C’è una flebile speranza? «Le tracce, come sempre ci sono. Basti pensare alla Puglia che è molto diversa dalla Calabria, ma anche le esperienze calabresi sono importanti», continua Barca che suggerisce alcuni esempi. «Dalla Sibaritide fino alla zona di Reggio Calabria, si vedono i segni di una fase di crescita, però sono segni che non toccano più. Quando si alza la testa, a livello regionale, è impossibile non soffermarsi sulla qualità dei servizi sanitari».

Le tante “Calabrie”

Se si parla di tante “Italie” pare opportuno discutere di tante “Calabrie”. «E’ così – esordisce Barca – chi va a Serra San Bruno sente che lì c’è stata l’industria, ma lo vede nei volti delle persone, negli atteggiamenti, nelle parole, nella libertà dei ragazzi e dei giovani». Però, aggiunge, poi riscontriamo delle differenze – ad esempio – fra i mandarini e le arance della Sibaritide rispetto a quelli raccolti a Rosarno: sembra di stare in due diversi continenti». Per Barca, «la Calabria è veramente a macchia di leopardo, non solo nei borghi ma anche nelle città. Si conquista terreno e si perde terreno».

La leva del turismo

«Non si può pensare di riqualificare la vita dei residenti solo puntando sullo sviluppo turistico, sulla promozione turistica», aveva sostenuto in una intervista al Corriere della Calabriala professoressa dell’Unical Sabina Licursi (leggi qui). L’ex ministro della coesione, condivide il pensiero della docente. «Il turismo può darti la stessa morale etica del lavoro, della creatività e anche della correttezza dei comportamenti offerti dall’industria, oppure può essere rendita, occupazione di coste, concessioni date ai soliti noti, reti che non stanno in piedi, scappa e fuggi che rovinano il territorio», sostiene Barca. Che aggiunge: «In Calabria sono presenti entrambe le facce del turismo». L’economista sottolinea il buon esempio offerto dalla rete di sindaci e dalle organizzazione che «in Aspromonte hanno lavorato per rendere vivo il progetto di un cammino, come quello dell’Inglese». «Il tema – questa la chiosa – è avere una strategia altrimenti il turismo diventa scappa e fuggi».

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